Nel corso della prima fase dell’emergenza Covid l’universo dei prodotti alimentari Dop e Igp italiani, compresi i vini, ha subito una perdita di 3,2 miliardi pari al 18,8% del proprio giro d’affari di 17 miliardi di euro. La stima è stata diffusa nel corso della presentazione della XVIII edizione del Rapporto Ismea-Qualivita sui prodotti alimentari Dop e Igp.
«La bolletta maggiore è toccata al vino – ha spiegato il ricercatore Ismea Fabio Del Bravo – che ha perso 1,5 miliardi a causa del lockdown dell’enoturismo, ha perso un altro miliardo di vendite nel canale horeca e circa 200 milioni di export. Ma tagli importanti, tra serrata della ristorazione e minori esportazioni, sono stati subiti anche dal comparto dei formaggi made in Italy (230 milioni), dei salumi (150 milioni) e delle carni fresche (10 milioni)».
Una pesante battuta d’arresto per un segmento, quello della “DopEconomy”, che veniva da un decennio di successi «anni nei quali il giro d’affari è cresciuto del 46% e l’export dell’83% – ha aggiunto il direttore della Fondazione Qualivita, Mauro Rosati -. Numeri che hanno portato l’incidenza della DopEconomy sul totale agroalimentare dal 15 al 19%. Un peso testimoniato anche dal rilievo ‘geopolitico’ delle Dop, ovvero dalla rilevanza del tema della tutela dei marchi Dop negli accordi commerciali internazionali dove non è più, come anni fa, un argomento residuale. Tuttavia non mancano le leve per ripartire a cominciare dal rafforzamento del ruolo dei consorzi e da una gestione strategica dei Big Data».
«Le produzioni di qualità – ha aggiunto la ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova – sono sempre state centrali nell’azione del mio ministero e lo saranno in futuro perché la qualità è un sistema di valori che ci rende riconoscibili nel mondo. Resto convinta che i marchi Dop e Igp possano rappresentare l’architrave della ripartenza del settore agroalimentare e per questo mi attiverò perché abbiano il giusto spazio nella futura riforma della Politica agricola comune».
fonte: Il sole 24ore
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